caso mondadori e proposte di alternativa 2

mercoledì, agosto 25, 2010

Provo a spiegarmi. 

Metti che Ascanio Celestini decidesse, solo per il suo prossimo libro, di adottare una piccola casa editrice di ricerca che si chiama Titivillus, viene dalla provincia toscana e si occupa con attenzione e originalità di teatro. Metti che Camilleri decidesse (finalmente) di fare di Ingrid la protagonista di un romanzo tutto suo, e proponesse a Iperborea di pubblicarlo. Metti che Saviano il suo prossimo romanzo lo pubblicasse con :duepunti, che in terra di mafia ha creato una casa editrice che guarda all'Europa e oltre (e infatti ha preso un Nobel nello stupore dei colossi, che si sono svegliati solo dopo). E così via e così via (esempi casuali sulla base delle limitate conoscenze di chi scrive, certi che si possano moltiplicare). Non è che troveremmo i libri di questi piccoli editori su tutti gli scaffali dei supermercati, probabilmente no. Però magari qualcosa cambierebbe, nella concezione della distribuzione (e dunque dell'esistenza) dell'editoria in Italia. O meglio: qualcosa sarebbero costretti a cambiarla. E questo sì che sarebbe uno scrupolo morale serio, che gli intellettuali potrebbero forse cominciare a porsi pubblicamente.


caso mondadori e proposte di alternativa

domenica, agosto 22, 2010

Cari autori del gruppo Mondadori,

sono un vostro lettore, e vorrei approfittare degli scrupoli che hanno spinto Vito Mancuso a scrivervi ieri su Repubblica per sottoporvene qualche altro, in vista di una discussione su argomenti che riguardano voi tutti. Riguardano noi tutti, se mi permettete, perché il vostro sostegno è anche il nostro, che leggiamo, discutiamo e quindi compriamo i vostri libri. I suoi scrupoli possono essere occasione di manifestare i nostri: diversamente, è chiaro, non per questo in maniera meno decisiva.

Viviamo in un paese in cui la garanzia dei diritti, personali e non, è sempre più messa in discussione da continui tentativi di delegittimazione del potere giudiziario da parte dell'esecutivo, che rischia di spingere chi ha un'idea politica diversa a schierarsi in maniera acritica con le forze inquirenti e giudicanti dimenticando troppo spesso la fondamentale presunzione di innocenza che è alla base di qualunque idea giusta di diritto. Ma il caso Mondadori, da un punto di vista giudiziario, deve solo essere una base per una riflessione più ampia.

Io non ho risposte, caro Mancuso, ma una proposta sì: una proposta tangibile, che non condanni nessuno prima dell'accertamento dei fatti, ma che possa avere un senso da un punto di vista più generale, per la vita culturale del paese. Inutile ripetere qui i meriti di Mondadori e del suo gruppo, che sono evidenti. Più sensato ragionare sul fatto che l'esistenza di pochi immensi gruppi di potere impoverisce di fatto la pluralità di voci all'interno di un paese. Voi siete i più grandi autori della più grande industria culturale del paese. Pochi mesi prima di morire, per ragioni sulla cui validità ciascuno può avere la sua opinione, Saramago decise di abbandonare Einaudi per Feltrinelli, con un gesto politico che certo si poteva permettere e che tuttavia non ha nulla di scontato. Ma ha lasciato una grande industria per un'altra (più piccola ma sempre) grande industria.

Perché la vostra non abbia l'apparenza di una querelle estiva che lascia il tempo che trova, fate un gesto concreto: che non sia volto a danneggiare Mondadori, ma che possa incidere su un'idea di oligopolio culturale che, in fin dei conti, può essere solo un bene cominciare a rimettere in discussione. Approfittate dei vostri scrupoli per adottare una piccola casa editrice. Sparigliate. Per una volta, per il vostro prossimo libro, e senza nessuna decisione definitiva: permettete ad alcuni piccoli editori, penalizzati dall'oligarchia editoriale e distributiva, di tirare un sospiro di sollievo, trovare uno spazio nelle librerie, provare a mostrare più apertamente il proprio catalogo e così via. Schieratevi non contro Mondadori, ma contro un andazzo di politica culturale in Italia. Chi, se non voi? Avrete tutto il tempo poi di stabilire se la vostra decisione sarà stata giusta o sbagliata: ma di certo avrete contribuito a una botta di vita che, mi permetto di credere, potrà solo fare del bene: anche a Mondadori.


dello scrivere di cinema

mercoledì, agosto 11, 2010

Scrivere di cinema è difficile. Più leggo cose di cinema e più me ne rendo conto. Ieri al festival di Locarno è stato proiettato in anteprima per la stampa l'ultimo film di Franco Maresco, Io sono Tony Scott, ovvero come l'Italia fece fuori il più grande clarinettista del jazz. Impaziente di vederlo, cercavo nei resoconti critici sui giornali di oggi qualche spunto, qualche riflessione, qualche giudizio. Nulla. Gli articoli sono tutti pressocché identici: si limitano alla sinossi del film, senza azzardare (nessuno) a uscire dal recinto del certo, dell'inattaccabile, di qualunque ideuzza che, espressa, potrebbe essere contestata. Mi si dirà che lo spazio del giornale, i criteri della redazione, la necessità di informare: balle. La verità è che scrivere di cinema è difficile, ed è da pochissimi. Gli altri si dovrebbero rinchiudere senza accampare scuse, o palesare che, semplicemente, fanno un altro mestiere: gli informatori cinematografici (che è cosa assai diversa). (Se vogliono li possiamo chiamare i ripetitori cinematografici). Basta leggere due righe qualunque di Serge Daney o di André Bazin per rendersi conto della passione (più che della competenza) che ci vuole per scrivere di cinema. Comunque: da quello che si può capire, in attesa di vederlo - se sarà dato vederlo -, il film di Maresco è un film su Maresco, e cioè sull'isolamento intellettuale e artistico, sull'impotenza dell'arte all'interno dello show business e sull'asfissia che paralizza quei pochi che provano a esprimere una propria visione. Che per essere tale (propria, e visione) è solitamente non riconducibile ai paradigmi canonici del visibile. E che per questo, oggi che è più tangibile una violenza fisica e verbale nei confronti di tutto ciò che esce dal canone imposto (o che ci si impone), è marginalizzato. La musica di Tony Scott come qualunque altra cosa. Ho idea che la protesta piccola piccola di quelli che parlano in nome della cultura, del loro lavoro non più considerato e così via c'entri ben poco, e che quella di Maresco sia una riflessione molto più feroce su una questione inattuale e atemporale. Vedremo (se sarà dato).


pro-thesis

sabato, agosto 07, 2010

spettro semantico

lunedì, agosto 02, 2010

Gorgo, vortice. Mulinello. 
Spirale (con o senza fondo). Vertigine, anche, talvolta. 
Risucchio. 
oppure Accartocciare.



Parole e immagini che descrivono nel modo più esatto i movimenti che caratterizzano la scrittura della mia tesi di dottorato.